
MADRI PER SCELTA E NON PER OBBLIGO
L’8 marzo siamo scesɜ in piazza con la volontà di portare i temi di cui ci occupiamo ogni giorno: aborto, salute sessuale e giustizia riproduttiva.
Abbiamo attraversato il corteo cittadino simulando una processione simbolica e invocando la figura immaginaria della Beata Assunzione dell’Aborto Libero: non una mera provocazione, ma la rappresentazione di una figura accogliente, che non giudica e che “protegge ogni scelta e ogni ragione”.
La Beata Assunzione è stata realizzata in collaborazione con la street artist napoletana “OgniDonnaUnaMadonna” che attraverso la sua arte, prova a restituire una narrazione differente del sacro, riappropriandosi di un’iconografia per ribaltarla e celebrarla in modo collettivo.

Abbiamo appreso dagli articoli di giornale che l’azione ha suscitato turbamento in alcune persone.
Ci teniamo a respingere con forza le accuse di chi vorrebbe trascinarci in una polemica sterile e pretestuosa.
Le nostre intenzioni sono chiare: non stiamo giocando una battaglia ideologica e questa risposta nasce per riportare all’attenzione la nostra narrazione e ciò che la stampa sta oscurando.
Riteniamo utile invece, indirizzare il dibattito su questioni ben più concrete: Lo stato carente dei servizi sanitari pubblici , l’esiguo numero di consultori attivi e funzionanti nella nostra città, le liste d’attesa interminabili, la moltitudine di ostacoli da affrontare durante l’iter di accesso all’IVG, la presenza di associazioni antiabortiste dentro e fuori le strutture sanitarie.
Viviamo in un territorio in cui il diritto alla salute si scontra con anni di definanziamenti.
In Campania, in particolare, i numeri parlano chiaro: 13 i consultori aperti nell’ASL Napoli 1 (1/3 di quanti ne prevederebbe la legge), pochissimi i centri dove è possibile accedere all’IVG (meno del 30% delle strutture con reparti di ginecologia e ostetricia) e un numero di obiettori oltre la media nazionale.
Vivere al Sud significa scontare sulla propria pelle gli effetti di un divario storico che ancora oggi produce un accesso differenziale ai diritti.

La Beata Assunzione ha marciato con noi perché in essa ci siamo riconosciutɜ. Abbiamo scritto una preghiera collettiva per portare le nostre istanze all’attenzione pubblica.
La preghiera è chiara: la Beata Assunzione protegge chi vuole abortire, chi non vuole, chi vuole essere madre ma non può, chi ha un motivo e chi non ce l’ha, protegge tuttɜ.
L’aborto è un diritto,
l’aborto è una libera scelta.

Non c’è conflitto tra la libertà di scelta e la vita.
I movimenti antiabortisti, al contrario, agiscono per il controllo dei corpi, della sessualità, e della riproduzione.
Tentano, con ogni mezzo a loro disposizione, di promuovere un unico modello che non ci rappresenta e in cui non ci riconosciamo.
LA MATERNITÀ NON È L’UNICO DESTINO POSSIBILE.
Troviamo grottesco e umiliante che all’esterno dei presidi di salute pubblica ci siano picchetti di preghiera, chi porta avanti proposte di legge restrittive e violente (obbligo di ascolto del ‘battito fetale’), chi conduce battaglie contro l’educazione sessuo-affettiva e la libera autodeterminazione delle persone.
Per non parlare della retorica colpevolizzante che subiamo quando scegliamo di interrompere una gravidanza.
Della narrazione che descrive l’aborto come una scelta estrema e dolorosa in ogni caso, della violenza ostetrica e ginecologica. La libertà di scegliere il proprio destino è un diritto inviolabile.

La nostra Beata Assunzione ha tra le mani la pillola RU486. È un richiamo alle difficoltà di accesso all’aborto farmacologico.
Di fatto le linee guida del Ministero della Salute del 2020, che prevedono la possibilità di abortire in consultorio, non sono mai state applicate nella nostra Regione, così come in molte altre regioni del Paese.
Vi siete mai chiestɜ perché?
L’aborto farmacologico è un metodo sicuro ed efficace per interrompere una gravidanza, in ospedale, in consultorio e autogestito – come raccomanda persino l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Invitiamo tuttɜ a fare un giro con noi tra gli ospedali e i consultori del territorio. Vi assicuriamo che ne avreste da raccontare negli articoli di giornale.
Nel frattempo continueremo a batterci per la costruzione di comunità territoriali resistenti e di cura, per luoghi della salute liberi dal giudizio, laici e sicuri per tutte le soggettività.


