Ieri 28 settembre è stata la giornata mondiale dell’aborto sicuro. Una giornata che ha le sue radici nei movimenti femministi latinoamericani e caraibici e nelle loro rivendicazioni. Un accesso gratuito e sicuro all’aborto, la decriminalizzazione della pratica, il superamento dello stigma nei confronti delle persone gestanti che scelgono di abortire. Nel 2011, il Women’s Global Network for Reproductive Rights sceglie il 28 settembre come giornata globale.
In Italia dopo più di 40 anni dalla promulgazione della legge 194, la legge che ha reso l’aborto legale, non possiamo ancora dire che questo diritto sia realmente garantito.
Se scegli di abortire in Italia hai un iter da seguire e ancora troppi ostacoli da superare.
Se scegli di abortire in Italia hai bisogno di un certificato che attesti la tua volontà di interrompere la gravidanza. Questo certificato può essere rilasciato da un ospedale, da un consultorio o da unə qualsiasi medicə a tua scelta.
Ed ecco che cominciano le prime difficoltà. Puoi scegliere di rivolgerti allə tuə medicə di base, ma troppo spesso accade che questə si rifiuti di produrre tale certificato dichiarandosi obiettore di coscienza. È importante ribadire che ciò non è consentito dalla legge 194, unə medicə obiettorə è obbligatə per legge a rilasciare il certificato. Eppure troppe storie raccontano di medicə di base che, utilizzando in maniera strumentale l’obiezione di coscienza, scelgono di non rilasciare il certificato necessario per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza.
Puoi scegliere anche di rivolgerti ad un consultorio.
Ipotizziamo che dopo aver navigato diversi siti web con informazioni non aggiornate e dopo aver sentito il telefono squillare per diverse ore tu riesca effettivamente ad arrivare in consultorio. Non tutte le strutture presenti sul territorio sono attrezzate e in alcune mancano gli strumenti essenziali e le basi: ecografi, personale medico qualificato, assistenti sociali.
Nella nostra città i consultori attivi sono solo tredici, un terzo di quelli previsti dalla legge che ne vorrebbe uno ogni 20.000 abitanti.
Gli ostacoli però non si limitano a questo. Una volta ricevuto il certificato dovrai prenotare un appuntamento presso un centro che pratica l’interruzione volontaria di gravidanza. Qui potrai incontrare liste di attesa infinite che non ti permetteranno di stare nei tempi previsti dalla legge. Nel peggiore dei casi potresti essere costrettə a prendere un qualsiasi mezzo di trasporto che ti porti fuori regione per esercitare un tuo diritto. Un diritto che nella tua città non è garantito, ammesso che tu abbia le possibilità economiche per spostarti.
Le storie che però ci raccontano di violenza ostetrica e personale medico obiettore sono ancora troppe.
In Italia l’obiezione di coscienza si assesta intorno al 70%, ed esistono almeno 31 strutture sanitarie in cui il 100% del personale è obiettore, in Campania il dato supera la media nazionale arrivando quasi al 90%.
In che modo il diritto all’aborto è realmente garantito?
L’aborto è una libera scelta, una pratica medica sicura quando viene praticata all’interno di una struttura ospedaliera con personale medico competente. L’aborto non ha niente di vergognoso, è un diritto, ma purtroppo oggi sono ancora troppe le persone che in Italia sono costrette a scegliere la clandestinità.
Se non fosse chiaro, crediamo sia necessario ribadire ancora una volta che non vogliamo più fornire giustificazioni per le nostre scelte. Non vogliamo essere spintə da un consultorio all’altro per esercitare un nostro diritto. Non vogliamo più sentirci dire che saremmo dellə bravə madri, che dovremmo pensarci meglio, che potremmo pentircene. Non vogliamo più essere costrettə a ricorrere all’aborto chirurgico perché non viene garantita la possibilità di accedere al farmacologico. Non vogliamo più dover rivolgerci a ginecologə privatamente a causa del continuo depotenziamento dei consultori; non vogliamo più subire alcuna forma di violenza ostetrica; non vogliamo più sentirci in colpa per il nostro aborto o non sentirci tranquillə nel parlare per timore del giudizio altrui.
Oggi, dopo i risultati elettorali, è ancora più importante costruire reti, discutere, incontrarsi, per il rischio concreto di vedere i nostri diritti sotto attacco. L’aborto non è un diritto garantito in questo paese, ancor meno al Meridione che da anni paga il prezzo di continui tagli alla sanità pubblica che durante la pandemia ha dimostrato tutte le sue carenze.
Giorgia Meloni, in diretta Rai, ha parlato di aborto, dimostrando quanto abbiamo sempre detto. Le sue dichiarazioni fortemente problematiche ci confermano una scarsa informazione sul tema della salute riproduttiva e una posizione politica drammatica in tema di diritto all’aborto.
In questa intervista, Giorgia Meloni ha affermato che il diritto all’aborto in Italia è SEMPRE stato garantito e che non è mai accaduto, da nessuna parte, che una persona gestante non abbia avuto accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.
Dobbiamo dissentire. In Italia, il 70% del personale medico è obiettore di coscienza e nella nostra regione si arriva quasi al 90%. A questo aggiungiamo che nonostante la legge 194 vieti l’obiezione di struttura, in Italia esistono almeno 31 strutture in cui il 100% del personale medico è obiettore, per non parlare della situazione di alcune regioni come il Molise (in tutta la regione vi è un solo ginecologo non obiettore). Quando e come, esattamente, possiamo parlare di un diritto garantito?
La leader di Fratelli d’Italia, durante l’intervista, ha accennato in maniera sommaria ad alcune ‘’difficoltà’’. Vorremmo dire a Giorgia Meloni che queste difficoltà di cui parla con tanta leggerezza spesso costringono le persone a cambiare regione per interrompere una gravidanza. Per chi, invece, non ha la possibilità economica di affrontare un viaggio fuori città, l’unica alternativa possibile è ancora la clandestinità. Tutto questo nel 2022, in un paese in cui una legge, sicuramente insufficiente, ha reso legale l’aborto più di 40 anni fa.
Giorgia Meloni ha poi parlato di libertà, la libertà del personale medico obiettore. Ci viene spontaneo chiederci: cosa succederebbe se il 100% del personale fosse obiettore di coscienza? Dove andrebbe a finire la libertà delle persone di abortire?
Se Giorgia Meloni non ne è a conoscenza, ci piacerebbe ricordarle che l’aborto è una pratica medica sicura quando avviene all’interno di una struttura sanitaria con personale medico qualificato. Costringere le persone a ricorrere a metodi fai da te perché completamente abbandonate da servizi pubblici inesistenti significa mettere a rischio la vita di queste persone.
Purtroppo la legge 194 prevede l’obiezione di coscienza, ma se come Giorgia Meloni afferma è sua premura l’applicazione alla lettera della stessa legge, forse dovrebbe iniziare ad applicare il divieto dell’obiezione di struttura.
Ha concluso poi il suo discorso definendo “l’equilibrio che si è creato, un equilibrio che tiene”. Ci piacerebbe essere d’accordo con lei, questo vorrebbe dire essere in un paese realmente democratico che ha cuore i diritti e la salute sessuale e riproduttiva di tutte le persone potenzialmente gestanti. Purtroppo la realtà è un’altra. La realtà ci restituisce un quadro tragico del diritto all’aborto in Italia. Un quadro che da tragico diventa drammatico nel Mezzogiorno.
Oggi, ancor di più, è necessario costruire reti di solidarietà e resistenza sui territori e nei luoghi virtuali e rivendicare il diritto all’aborto, attraverso l’investimento di nuovi fondi per i consultori e per tutti i presidi sanitari territoriali, attraverso un aggiornamento della legge 194 che elimini l’obiezione di coscienza, attraverso programmi di educazione sessuale nelle scuole e attraverso la garanzia di una contraccezione accessibile a tuttə e non solo a chi può permettersela.
Siamo stanchə di pagare il prezzo della retorica cattolica, dei tagli, dell’essere nella metà del paese non produttiva e quindi sempre martoriata. I nostri corpi non possono più essere campi di battaglia, le strade e le piazze oggi devono diventarlo perché l’aborto sicuro sia libero dallo stigma e finalmente garantito ed accessibile per tuttə.