Flash Mob – Largo Berlinguer

Il 29 giugno siamo scese in piazza con delle grucce e della vernice rossa, simbolo dell’aborto clandestino e del sangue di cui si sono macchiati gli Stati Uniti vietando questo diritto e la possibilità di ricorrere ad una interruzione di gravidanza sicura.

In Italia purtroppo non siamo così distanti dagli Stati Uniti, nonostante sia legale.

Vietare l’aborto, lo ribadiamo, significa unicamente costringere le persone alla clandestinità e alla messa a rischio della propria salute. 

Esiste una cosa che si chiama OBIEZIONE DI COSCIENZA, che fa sì che il personale sanitario possa rifiutarsi di effettuare interruzioni di gravidanza. 

I tassi dell’obiezione di coscienza sono altissimi, le medie regionali superano il 70% e nel meridione la situazione è ancora peggiore. In Italia esistono almeno 31 strutture in cui il 100% del personale medico è obiettore. Questo significa negare nei fatti un diritto rendendo l’accesso all’aborto complicatissimo in questo paese. 

L’aborto è un diritto conquistato 44 anni fa ma serve ancora ricordate che dovrebbe essere un diritto garantito. Questo a causa di narrazioni ricche di pietismo e disinformazione da parte di esponenti politiche come Giorgia Meloni, ma anche della chiesa cattolica.

Siamo stanche di scontrarci con l’inefficienza dei servizi sanitari, di attendere al telefono dopo aver speso ore a cercare il numero giusto a cui chiamare. Siamo stanche di ascoltare frasi paternaliste, di dover andare fuori regione perché questo diritto ci venga garantito. 

Quello che è successo negli Stati Uniti ci ricorda che i nostri diritti sono revocabili. Oggi più che mai sentiamo il bisogno di difendere questo diritto e difenderlo significa garantirlo a tuttə senza discriminazioni territoriali, razziali, economiche e di genere.

La 194 è stata una conquista ma non è pensabile che nel 2022 sia ancora consentita la presenza di personale medico obiettore nei presidi sanitari. Nè che il numero di consultori aperti sia irrisorio e che quei pochi a cui è possibile rivolgersi offrano un servizio parziale e scadente. Non è accettabile doversi rivolgere alla sanità privata perché troppo spesso con i tempi degli ospedali pubblici si superano i limiti consentiti dalla legge. Non possiamo tollerare ancora la retorica del senso di colpa, la vergogna che si prova quando si sceglie di voler interrompere una gravidanza. 

Servono investimenti per potenziare i presidi sanitari territoriali, abbiamo bisogno di consultori aperti e di ospedali reattivi. Vogliamo programmi di educazione sessuale in cui si parli di salute sessuale e riproduttiva spiegando che l’aborto è una scelta libera ed è un diritto. 

Non siamo solo corpi potenzialmente gestanti, siamo corpi liberi che vogliono scegliere sulle proprie vite e vogliono tutelata la propria salute. 

NEGANDO L’ABORTO SI NEGA SOLO LA POSSIBILITÀ DI FARLO IN MODO SICURO!

Pubblicato da 'Ccà nisciun' è fessa

Siamo un gruppo di studentesse e lavoratrici napoletane impegnate nella costruzione di una rete territoriale solidale di supporto e orientamento, per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG).

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