Il 22 maggio ricorre l’anniversario della legge 194, la legge che ha legalizzato l’aborto in Italia.
Abbiamo deciso di scendere in piazza, perchè le testimonianze che abbiamo ascoltato ci raccontano di quanto sia drammatica la situazione in Campania. I cartelli che vedete rappresentano alcuni degli ostacoli che una persona che decide di abortire è costretta ad affrontare.
La tutela della salute sessuale e riproduttiva è un diritto fondamentale, ma tocchiamo ogni giorno con mano l’inefficienza dei servizi sanitari e il mancato accesso alle procedure mediche essenziali come l’IVG.
Dalla mappatura dei consultori e centri IGV che abbiamo costruito in quest’ultimo anno, abbiamo visto che significa vivere in una regione in cui il personale medico obiettore sfiora il 77% e i centri attivi per l’IVG sono il 27,5% di tutte le strutture disponibili. Quanto i consultori nella nostra regione siano ritenuti
essenziali, come presidi di salute territoriale, è dimostrato ad esempio dal caso del consultorio di Pianura, chiuso per Covid durante la pandemia, e mai più riaperto.
L’unico destino per i consultori della nostra regione se non chiudere, è di essere da anni definanziati e quindi incapaci di offrire un servizio realmente efficiente. A questo quadro, aggiungiamo la totale assenza di programmi di educazione sessuale nelle scuole, a fronte di costanti tassi di violenza di genere in aumento. In più, anche per quanto riguarda l’accesso alla contraccezione, il Meridione vince il primato dei posti più bassi in classifica.
Vogliamo e sentiamo la necessità di ribaltare la narrazione che ruota intorno all’aborto, la retorica del senso di colpa. Siamo stanche di essere raccontate come persone che hanno subito un trauma, quando l’unico trauma è la continua messa in dubbio delle scelte sui nostri corpi.
Oggi siamo in piazza per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, il libero accesso alla contraccezione, perché l’aborto sia libero ed accessibile a tutt*, perché l’educazione sessuale diventi una priorità nei programmi scolastici, perché non ci siano più obiettori all’interno di consultori e ospedali.
L’unico aborto non sicuro è quello clandestino.
Oggi siamo in piazza ancora una volta per gridare ancora più forte che ‘CCÀ NISCIUN’ È FESSA.